Le minoranze creative e il ruolo dei cristiani
Benedetto XVI afferma che il futuro di ogni società dipende sempre da minoranze creative e prega affinchè i cristiani svolgano questa missione per una nuova Europa, che altrimenti è destinata ad uscire dalle grandi traiettorie della storia.
Nella visione della società cristiana di Benedetto XVI è implicito l’obiettivo della santità, a cui sono chiamati tutti e non solo pochi privilegiati.
Il ruolo della santità per la salvezza di questo mondo è enunciato con grande significato dal Beato Giuseppe Toniolo. Ecco le sue parole: “Noi credenti sentiamo, nel fondo dell’anima, che chi definitivamente recherà a salvamento la società presente, non sarà un diplomatico, un dotto, un eroe, bensì un Santo. Anzi una società di Santi”.
Anche l’economista Vilfredo Pareto parla del ruolo fondamentale delle elites per il futuro di ogni società. Esse però devono possedere il giusto equilibrio per evitare le oligarchie che possono sfociare nelle dittature e quindi nella privazione del diritto fondamentale della libertà.
L’uomo deve rimanere al centro dei processi di sviluppo, con i suoi valori inalienabili di libertà, responsabilità, dignità, creatività.
Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può da solo svolgere la sua funzione economica, cioè di creare ricchezza e di distribuirla secondo giustizia. L’obiettivo dell’impresa non può pertanto essere costituito unicamente dal profitto, che senz’altro è importante per assicurare l’accumulazione e lo sviluppo, e dalla responsabilità nei confronti degli azionisti, ma occorre anche testimoniare la responsabilità nei confronti degli altri portatori di interessi, rappresentati in primis dai dipendenti, la risorsa più preziosa per la sostenibilità dell’impresa nel lungo periodo. In questo modo, come ci ha insegnato San Giovanni Paolo II nella grande Enciclica sociale Centesimus annus del 1991, l’impresa è una comunità di persone in cui l’imprenditore esercita l’autorità non come potere ma come servizio per lo sviluppo e la costruzione del bene comune.
L’Enciclica Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI sottolinea che non esiste solamente la responsabilità sociale dell’impresa, m anche la responsabilità sociale del consumatore. E ciò vale soprattutto nel nostro tempo in cui la mentalità consumistica ha preso il sopravvento, con danni incalcolabili per la famiglia e per il suo primato educativo e per la santificazione della festa.
Il concetto di creatività richiama quello della libertà di impresa per lo sviluppo e per il bene comune e il ruolo del progresso scientifico e tecnico per il benessere dei popoli.
Il concetto di libertà di impresa per lo sviluppo dei popoli è espresso in modo magistrale da Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Sollicitudo rei socialis del 1987 e nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa del 2004 si legge che “la libertà della persona in campo economico è un valore fondamentale e un diritto inalienabile da promuovere e tutelare. Ciascuno ha il diritto di iniziativa economica; ciascuno userà legittimamente i propri talenti per concorrere a un’abbondanza di cui tutti possano godere, e per raccogliere dai propri sforzi i giusti frutti. Tale insegnamento mette in guardia dalle conseguenze negative che deriverebbero dalla mortificazione o negazione del diritto di iniziativa economica. L’esperienza ci dimostra che la negazione di un tale diritto, o la sua limitazione in nome di una pretesa eguaglianza di tutti nella società riduce, o addirittura distrugge di fatto lo spirito d’iniziativa, cioè la soggettività creativa del cittadino”.
La creatività dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, si esprime in modo meraviglioso nel progresso scientifico e tecnico che è alla base dello sviluppo dei popoli. Benedetto XVI dedica a questo tema il bellissimo capitolo sesto della Caritas in veritate. Ecco le sue parole al punto 69 dell’Enciclica: “Il problema dello sviluppo oggi è strettamente congiunto con il progresso tecnologico, con le sue strabilianti applicazioni in campo biologico. La tecnica – è bene sottolinearlo – è un fatto profondamente umano, legato all’autonomia e alla libertà dell’uomo. Nella tecnica si esprime e si conferma la signoria dello spirito sulla materia. La tecnica permette di dominare la materia, di ridurre i rischi, di risparmiare fatica, di migliorare le condizioni di vita”.
Ma occorre una responsabilità etica nell’uso della tecnica, coscienti del fatto che non tutto quello che è tecnicamente fattibile corrisponde alla morale. I due ambiti non possono essere divisi, come non possono essere divisi la Fede e la Ragione, come ci ha insegnato Giovanni Paolo II. Il grande Papa ci ha insegnato che Fede e Ragione sono come due grandi ali che portano l’uomo verso la verità e la libertà ci farà liberi.
Comitato Tecnico Scientifico dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID)