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Cento anni dalla morte di Max Weber

Ricorrono quest’anno cento anni dalla morte del grande sociologo tedesco Max Weber (1864-1920). Fu colpito dalla terribile epidemia spagnola, che si sviluppò all’indomani della prima guerra mondiale.

Weber è ricordato soprattutto per l’opera “Etica protestante e spirito del capitalismo” in cui si afferma l’importanza della religione calvinista come ispiratrice del capitalismo. Egli si discosta dal pensiero marxista in quanto sostiene che il capitalismo non dipende solo da fatti economici (materialismo storico) ma anche dalla religione e dalla sfera spirituale dell’uomo. Le idee e i valori, secondo Weber, influiscono sulla società allo stesso modo delle condizioni economiche. Un pensiero questo che caratterizza la scuola economica storica tedesca di cui faceva parte Werner Sombart. Un pensiero condiviso anche dal grande economista inglese J.M. Keynes che nella sua Teoria Generale del 1936 afferma che nel lungo periodo sono le idee a prevalere, nel bene e nel male, e non gli interessi costituiti. Sono le famose tendenze dell’anima (animal spirits) che sono alla base del desiderio di investire e di progredire, al di là dei profitti attesi dall’investimento. I valori spirituali hanno conseguenze economiche.

Il successo economico è segno della scelta di Dio di ciascuno di noi, con l’importanza del profitto e della legittimità del tasso di interesse. A dire il vero, la legittimazione del tasso di profitto e del tasso di interesse risale al quattrocento e al cinquecento del nostro Rinascimento con le città mercantili e con lo sviluppo dell’attività bancaria. I mercanti-banchieri fiorentini e delle altre importanti città mercantili italiane avevano raggiunto una conoscenza talmente sofisticata dell’arte della manifattura, della mercatura, del cambio e bancaria, da poter scorgere qui, come fa in modo assai convincente Oscar Nuccio, le origini dello spirito del capitalismo. Tale spirito della società borghese italiana del trecento e del quattrocento anticipa di alcuni secoli l’etica protestante calvinista, indicata da Max Weber come la vera origine dello spirito capitalistico e della giustificazione del profitto e del tasso di interesse.

Il pensiero di Max Weber è stato importante non solo per la sociologia delle religioni, ma anche per i suoi contributi riguardanti la politica, che nella forma più alta viene vista come vocazione. Fondamentale è in questo senso è la sua opera “Parlamento e Governo”, fatta tradurre in italiano ad opera di Benedetto Croce. Weber afferma l’importanza cruciale del Parlamento, come luogo della democrazia, in cui siedono i rappresentanti del popolo, che dovrebbero esprimere l’élite di una Nazione e le guide illuminate per il suo benessere presente e futuro. Il Governo non deve prevalere sul Parlamento e in ciò Weber era fortemente contrario alla visione di Bismarck. Weber vede in questo modo il grave pericolo della dittature che si manifesteranno successivamente con il nazismo, il fascismo ed il comunismo e che porteranno l’Europa nel secondo conflitto mondiale. Questa idea delle élite verrà sviluppata dall’economista Vilfredo Pareto (1848-1923), assieme al politologo italiano Gaetano Mosca (1858-1941). Una visione che troviamo anche in Benedetto XVI quando afferma che il futuro di ogni società dipende sempre da minoranze creative, che il Papa vorrebbe alla guida di una nuova Europa per non uscire come protagonisti dalle grandi traiettorie della storia.

Weber propugna l’etica della responsabilità e possiamo pertanto dire che anticipa la successiva corrente di pensiero riguardante la responsabilità sociale dell’impresa (R.E. Freeman, 1984). L’imprenditore e l’impresa sono responsabili non solo nei confronti degli azionisti, per distribuire dividendi, ma in primo luogo verso i dipendenti, la risorsa più preziosa in un’ottica di sostenibilità di lungo periodo. La responsabilità riguarda anche le comunità locali, le istituzioni locali, i clienti, i fornitori, l’ambiente.

L’etica weberiana della responsabilità non riguarda i simboli esterni della responsabilità sociale dell’impresa come sono il codice etico, il bilancio etico-sociale, le certificazioni ambientali e così via, ma un’etica che deve riguarda i comportamenti interni dell’impresa, le sue strategie e le funzioni organizzative e gestionali. Un’etica della responsabilità che l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID) definisce come visione e come comportamenti operativi “Strategie d’Impresa per il Bene Comune”. In questo modo l’UCID si smarca dalla definizione tradizionale di responsabilità sociale dell’impresa, innervandola con il principio fondamentale della Dottrina Sociale della Chiesa che è rappresentato dal bene comune.

Che eredità ci lascia Max Weber? Con il passaggio dalle rivoluzioni industriali alla rivoluzione digitale siamo di fronte a quello che viene definito capitalismo immateriale. Non esiste più il conflitto tra capitale e lavoro ma tra i grandi intermediari oligopolisti dell’informazione e della comunicazione e i cittadini intermediati. I cittadini intermediati devono unirsi e fare valere i loro diritti attraverso un ruolo etico della politica. Il monito di Weber è più che mai attuale: il Parlamento che rappresenta il popolo e che legifera non deve farsi spodestare dal Governo dell’oligarchia tecnocratica degli intermediari dell’informazione e della comunicazione.

Giovanni Scanagatta