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La natura dell’impresa secondo R. Coase e il contributo di F. Knight. Gli sviluppi nei contributi di Williamson e North

La natura dell’impresa secondo R. Coase e il contributo di F. Knight. Gli sviluppi nei contributi di Williamson e North

 

Nel 1937 R. H. Coase ha pubblicato un lavoro pionieristico sulla natura dell’impresa, incentrato sugli effetti dei costi di transazione. Secondo Coase, la prima causa dell’esistenza dell’impresa risiede nei costi di transazione rispetto a quelli di coordinamento e di controllo quando si ha a che fare con delle organizzazioni come le imprese. Essi hanno un’importanza fondamentale nel determinare l’esistenza e l’organizzazione delle imprese e la relazione tra efficienza e dimensione. Si tratta di uno dei problemi teorici più seri, al punto che Knight riteneva difficilissimo, se non impossibile, trattare scientificamente le determinanti della dimensione delle imprese (piccole, medie, grandi)

Nei sistemi economici reali non esiste perfetta informazione simmetrica, come avviene nel paradigma del mercato di concorrenza perfetta, e i costi di transazione non sono nulli ma positivi. Lo stesso meccanismo dei prezzi che dovrebbe assicurare l’ottima allocazione delle risorse non funziona in modo perfetto e assistiamo nei sistemi economici reali a “fallimenti” del mercato che chiamano in causa interventi correttivi di politica economica. In altre parole, il sistema dei prezzi, per dato progresso tecnico, non assicura la perfetta informazione per allocare in modo ottimo i fattori della produzione. L’informazione non è equamente distribuita e di questo si avvantaggiano i soggetti o le organizzazioni che hanno maggiore accesso all’informazione stessa. Per sopperire a questo fenomeno, possono intervenire le regole e i controlli per cui nessuno può avvantaggiarsi del fatto di possedere più informazioni, in quantità e qualità, degli altri. Ma questa strada può condurre all’appiattimento e al soffocamento dell’iniziativa e della creatività economica che è alla base di ogni processo di sviluppo economico e sociale.

Tutto questo significa che i costi di transazione sono positivi e non nulli, consentendo di spiegare l’esistenza dell’impresa nelle sue diverse forme dimensionali e organizzative. A questo riguardo, è interessante ricordare quello che afferma Coase nel citato articolo del 1937: “L’impresa tenderà ad espandersi fino a che i costi di organizzazione all’interno dell’impresa diventano uguali ai costi di posizionare sul mercato la stessa transazione attraverso lo scambio sul libero mercato o i costi di organizzazione di un’altra impresa”. In altre parole, la scelta è tra “make or buy”, con conseguenze importanti sul sistema delle imprese in termini di specializzazione produttiva, dimensione, integrazione e relazioni tra imprese o raggruppamenti di imprese.

Il passo successivo che a noi interessa riguarda il modello caratterizzato dalla presenza di poche grandi imprese organizzate su base gerarchica e il modello costituito da una miriade di piccole e medie imprese tra le quali esistono relazioni di mercato. Le relazioni tra i soggetti che costituiscono una grande impresa organizzata su basi rigidamente gerarchiche implicano transazioni efficaci tra i soggetti stessi e la figura dell’imprenditore che ha la responsabilità della conduzione aziendale. Le relazioni in questo modello si svolgono nel caso limite in senso esclusivamente bidirezionale tra l’imprenditore e i soggetti che sono legati all’impresa da un rapporto di lavoro subordinato. Se i soggetti sono n, il numero delle relazioni bidirezionali è pari a 2(n-1). Nel modello invece caratterizzato da una moltitudine di piccole imprese si potranno avere relazioni di mercato pari a n(n-1), dove n rappresenta il numero delle piccole imprese. In definitiva, nel modello gerarchico le relazioni obbediscono ad una legge di tipo lineare, mentre nel modello di mercato le relazioni obbediscono ad una legge di tipo esponenziale. Naturalmente, il questo secondo caso, i costi di transazione rispetto alla loro quantità cresceranno ad una velocità superiore a quelli impliciti nel modello di tipo gerarchico, a parità di progresso tecnico. Il progresso tecnico, come nel nostro caso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dell’economia digitale, avrà l’effetto di abbassare i costi di transazione a parità di volume di transazioni.

reddito impresa

Semplificando, abbiamo pertanto due modelli: quello delle piccole imprese e grandi reti e il modello delle grandi imprese integrate. Quale dei due modelli sia più efficiente è una questione teorica di grande complessità e forse senza soluzione come pensava Knight. Ma questa visione poggia sull’ipotesi di costanza del progresso tecnico e la sua rimozione rimette in gioco tutta la questione, come avviene oggi in cui assistiamo ad una forte accelerazione del progresso tecnico e ad una convergenza delle sue diverse aree. Non va infine dimenticato che Knight sottolineava l’importante nesso tra il profitto imprenditoriale e il rischio e l’incertezza. L’incertezza non è misurabile mentre il rischio sì con un approccio di tipo probabilistico e possono essere adottate delle strategie per il suo controllo e la sua riduzione.

Oliver Williamson, partendo dalla teoria dell’impresa di R. Coase e, ancor prima, dagli studi di J.R. Commons, sostiene che ogni organizzazione economica nasce dal tentativo di minimizzare i costi di transazione in contesti caratterizzati da contratti incompleti, investimenti specifici, razionalità limitata e comportamenti opportunistici. Tale circostanza comporta che ogni organizzazione economica soffra di un problemi di contrattazione incompleta. Sono incompleti i contratti i cui temini siani osservabili dalle parti contrattuali ma non verificabili ed eseguibili con certezza e in via forzosa, da terze parti nel caso in cui sorgano controversie tra i contraenti (tipicamente l’autorità giudiziaria). Più precisamente si può affermare che le cause di incompletezza risiedono: a) nell’impossibilità da parte dei contraenti di prevedere ogni possibile contingenza futura che dovesse verificarsi nel corso del rapporto; b) negli elevati costi di contrattazione sostenuti dalle parti per accordarsi su ogni singola circostanza e il costo e il tempo di descriverla in modo esaustivo nel contratto; c) nel costo di ricorrere al sistema legale (vedi il caso italiano) per ottenere l’adempimento del contratto; d) nella difficoltà di ottenere l’enforcement del contratto, a causa delle limitate informazioni esistenti tra le parti rigurdo ad azioni, caratteristiche o stati del mondo, oppure alla difficoltà di trasmettere queste informazioni all’autorità esterna.

Per Williamson l’obiettivo di ogni istituzione economica del capitalismo e quindi di ogni organizzazione economica è quello di ridurre i costi di transazione sia ex ante che ex post e la loro interdipendenza. Secondo Williamson, l’impresa nasce come soluzione istituzionale al fallimento del mercato in presenza di contratti incompleti. I suoi studi sui costi di transazione lo hanno portato a sostenere che un’organizzazione ha interesse a stabilire rapporti duraturi con un singolo fornitore invece di acquistare di volta in volta da fornitori diversi, scegliendo ogni volta il fornitore migliore.

Douglass North è uno degli esponenti di maggiore rilievo della nuova storia americana, scuola storiografica formatasi negli anni sessanta e sviluppatasi con alterne vicende sino ai giorni nostri.

Una volta abbandonate le ipotesi che reggono il mondo economico neoclassico, e spostiamo lo sguardo sul mondo reale, notiamo che gli individui possiedono informazioni incomplete, capacità cognitive limitate e una non virtuosa tendenza a non cooperare per il vantaggio collettivo. I costi di transazione sono elevati, derivanti dalla necessità di misurare ciò che viene scambiato e di garantire l’applicazione dei contratti stipulati secondo le regole accettate dalle parti. L’imperfezione è la nota dominante dei mercati. Questione di base, allora diventa quella di costruire e dotarsi di istituzioni efficienti che abbassino i costi di transazione be diano certezza agli scambi. Lo sviluppo di istituzioni che creano un ambiente favorevole a situazioni cooperative in un complesso contesto di scambio è alla base della crescita economica.

Ma North non pensa che gli attori delle istituzioni chiave traggono considerevoli vantaggi dal mantenimento delle istituzioni da lui proposte per l’abbassamento dei costi di transazione. Ecco quindi che le istituzioni, una volta create, sono difficili da rimuovere, ed è quindi difficile limitare il loro potere. I cambiamenti evolutivi, di cui parla Norh, divengono nella realtà soluzioni “non ottimali” in un’ottica di breve periodo che si accumulano le une alle altre producendo ingessamento e quindi inefficienza dell’intero sistema economico.

Cosa insegna la Dottrina Sociale della Chiesa a questo riguardo? Ci dice che l’istituzionalismo può essere pericolo perché può condurre allo statalismo e al potere burocratico che porta al sacrificio dello sviluppo e alla costruzione del bene comune. Illuminante a questo proposito è l’insegnamento di Giovanni Paolo II contenuto nella Sollicitudo rei socialis del 1987, prima della caduta del muro di Berlino e dell’implosione nel 1991 dell’Unione Sovietica. Tale insegnamento mette in guardia dalle conseguenze negative che deriverebbero dalla mortificazione o negazione del diritto di iniziativa economica. “L’esperienza ci dimostra, si legge nella Sollicitudo rei socialis, che la negazione di un tale diritto o la sua limitazione in nome di una pretesa uguaglianza di tutti nella società riduce, o addirittura distrugge di fatto lo spirito di iniziativa, cioè la soggettività creativa del cittadino” e delle sue organizzazioni.

La sussidiarietà non deve essere piegata e distrutta da una applicazione assoluta del principio di solidarietà, ma questi due valori fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa devono essere coniugati in equilibrio per lo sviluppo e la costruzione del bene comune, mantenendo l’uomo al centro dei processi di sviluppo, nel rispetto dei suoi valori di libertà, responsabilità, dignità, creatività.

 

Comitato Tecnico Scientifico dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID)